“Cantare insieme accende”: in un mondo di voci soliste, la direttrice di coro Sabrina Simoni, l’ospite che abbiamo avuto il piacere di accogliere in Residenza per una serata di confronto e dialogo, è riuscita a porre l’accento sulla bellezza del canto come strumento di condivisione, come atto di dono reciproco, dove la voce non appartiene più al singolo, ma si fa servizio, armonia, presenza viva per gli altri.
Dopo averci offerto una panoramica sul mondo del coro, su ciò che significa davvero dirigere un gruppo di voci bianche e farle vibrare all’unisono, la relatrice ci ha fatto addentrare nei retroscena del suo mestiere con tutte le difficoltà ma anche le soddisfazioni.
Con la naturalezza e l’intensità dei racconti veri, Simoni ha poi fatto un passo indietro nel tempo, riportandoci alla sua infanzia in un piccolo paese vicino a Bologna. È lì che tutto è iniziato, tra le aule della scuola di musica del paese e “il profumo dei primi libri di solfeggio”, come ha voluto confidarci. Nonostante le iniziali resistenze dei genitori, la sua passione ha avuto la meglio, portandola a iscriversi al Conservatorio, dove la formazione tecnica si è fusa sempre più con il desiderio concreto di sperimentare, creare, mettersi in gioco.
È proprio grazie a questo percorso che la Simoni entra in contatto con il Piccolo Coro dell’Antoniano, dove incontra una figura destinata a cambiarle la vita: Mariele Ventre. Ne diventa l’assistente per due anni e mezzo, in un periodo di intensa crescita personale e professionale. Sabrina ne raccoglierà l’eredità, con rispetto, devozione e la consapevolezza di portare avanti non solo un coro, ma una visione educativa profonda. E proprio sull’educazione dei bambini si è soffermata a lungo, sottolineando quanto il lavoro con le nuove generazioni richieda oggi uno sguardo nuovo: “I bambini non sono più quelli di una volta”, ha osservato con franchezza, facendo riferimento, tra le altre cose, all’abbassamento della soglia dell’attenzione che caratterizza molti di loro.
“Cantare è un dono ovunque”: le voci di un coro celano qualcosa che va oltre le note: un’intimità collettiva, una possibilità di incontro, una luce che – se messa insieme ad altre – splende molto di più.
L’incontro con Sabrina Simoni ci ha lasciato non solo il racconto di una carriera esemplare, ma soprattutto il ritratto di una donna che ha scelto di mettere la propria voce – e il proprio ascolto – al servizio degli altri. La musica, nel suo racconto, non è mai fine a sé stessa: è relazione, educazione, costruzione di senso. In un tempo che spesso premia l’individualismo, la sua testimonianza ci ricorda che il canto condiviso può ancora essere uno spazio autentico di crescita, un esercizio di armonia – non solo vocale, ma umana.