Quando si è stati residenti lo si rimane per sempre. La formazione e l’esperienza di vita che si acquisiscono alla Torleone, così come in ogni Collegio RUI, amplificano la vita universitaria e donano competenze che altrove difficilmente si sarebbero potute acquisire, almeno non con lo stesso spirito. E’ bene ricordarlo a inizio di ogni nuovo anno accademico: il percorso Jump, in fondo, è una delle concretizzazioni di tutto questo; ma lo è tantopiù se l’ospite che ha avuto il piacere di inaugurarlo è proprio un ex-residente. Francesco Milicia, 48 anni, laureato in Ingegneria Meccanica a Bologna, ha frequentato la Residenza per due anni negli anni ’90 e, dalla sue parole, pare che l’abbia portata sempre un po’ con sé, in giro per il mondo e nei luoghi di lavoro. Proprio in riferimento al percorso JUMP, e alle soft skills che vi acquisiscono, Milicia ha voluto ricordare l’impegno ormai da anni profuso da Ducati nel formare i propri concessionari ad una maggiore flessibilità e ad una capacità relazionale che vada oltre le pur necessaria conoscenza del prodotto.
“Quando il mestiere che svolgi è anche la tua grande passione quasi non ti sembra di lavorare per davvero!”: parole significative per trattare del proprio percorso professionale. Fin da bambino il rapporto del nostro ospite con le moto è sempre stato privilegiato. Ancora oggi ricorda bene gli anni del Motorshow di Bologna (dove l’amore per le due ruote ha avuto inizio) e la fila per visitarlo con suo padre. Poi entra al Liceo classico, una scelta curiosa che non rinnega e anzi rifarebbe; infine si iscrive ad Ingegneria a Bologna e conosce la Torleone. Vi è un aneddoto che egli porta ancora nel cuore di quegli anni di vita di Residenza: essendo studente di Ingegneria, pur di formazione “classica”, e trovandosi con un compagno di stanza studente di Lettere classiche, pur di formazione “scientifica”, entrambi finirono per compensare vicendevolmente le rispettive lacune. Un piccolo fatto divertente, ma anche l’esempio migliore di cosa voglia dire vivere in famiglia.
Intanto il suo percorso prosegue: nel 1999 si laurea e, proprio dalla Ducati, Milicia riceve un’interessante proposta di lavoro. Non era l’offerta più allettante dal punto di vista economico, ma il “nome” della Ducati e i primi colloqui lo convincono fino in fondo. “Per scegliere un’azienda”, ammonisce il relatore, “non bisogna guardare solo il fattore economico, che pure ha la sua rilevanza”; vi è anche la stabilità lavorativa che un’azienda è in grado di offrire, senza eccessive oscillazioni finanziarie o rischi di bancarotta e licenziamento; nonché le possibilità di carriera, che vanno oltre il valore del primo stipendio. Negli stessi anni incontra la sua futura moglie e nel 2005, dopo una promettente proposta di lavoro dalla Ariston, si trasferisce in Cina, non senza paure e sacrifici. Lavora a Shangai e, pur incontrando una cultura profondamente diversa e un diverso “rapporto” tra Stato, cittadini e diritti, rimane comunque impressionato da quella che Milicia stesso chiama “una profonda e radicata attitudine al lavoro”. Una simile legame ritroverà in Veneto, a Treviso, tra il 2009 e il 2012 quando, sempre per la Ariston, viene nominato direttore di due importanti sezioni dell’azienda a livello italiano (Elco Italia e Rendemax BV). Ma il suo destino e quello della moglie, che in tutti questi anni gli ha sempre dimostrato profonda fiducia e disponibilità, erano destinati a rintrecciarsi con la Ducati. Alla fine del 2012 ritorna in Asia, in Tailandia, questa volta nel ruolo di direttore dell’intera filiera produttiva. In questo periodo, la Ducati avvia nel Pese asiatico un processo produttivo che raggiunge il picco di quasi 12.000 moto, con una crescita continua e ricavi multimilionari, divenendo un modello per l’intera filiera in periodo di crisi per il settore delle due ruote. Nel 2015 il nostro ospite ritorna a Borgo Panigale, questa volta come membro del Board of Management, e dal 2018 dirige l’intero delicato settore delle vendite, predisponendo obiettivi e progetti fino al 2025. I suoi valori professionali (lo si è dedotto dall’incontro) rimangono due: da un lato, la passione sfrenata per le moto che, a suo dire, “è ciò che distingue e sempre distinguerà i manager della Ducati”, dall’altro, fa suoi i tre principi fondativi dell’azienda: style, sophistication e performance.
A termine dell’incontro il consueto spazio per le domande. Alcune di carattere più tecnico, sul futuro dell’elettrico ancorché sulla genesi di un nuovo modello Ducati, altre di carattere più personale. In tutte è emerso un rapporto inscindibile tra la propria professione, vista come una traiettoria, un viaggio e non un semplice obiettivo e la vita in famiglia. Afferma, per concludere, che “fare bene il padre, ascoltando e comprendendo i propri figli, ti dà una marcia in più al lavoro. Impari ad essere autorevole, professionale, ma anche comprensivo con i tuoi dipendenti e colleghi”.